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VIDEO| Maxi sequestro a due uomini del clan di Corso dei Mille a Palermo

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La polizia di Stato ha eseguito un sequestro di beni disposto dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Palermo, nei confronti di Luigi Scimò, cl. ’63 e di Pietro Di Marzo, cl.’89, con il quale è stato disposto il sequestro: di una società, sita a Palermo ed operante nel settore delle onoranze funebri; della quota pari al 50% di una società, sita a Bagheria, attiva nel medesimo settore; di due autoveicoli di grossa cilindrata, il tutto per un valore complessivo pari a circa 600.000 euro.

“La pericolosità sociale di entrambi i soggetti, appartenenti alla consorteria mafiosa Cosa nostra – scrivono gli investigatori –  è emersa  dalle attività di indagine della Squadra Mobile di Palermo che ha avuto ad oggetto il contrasto dell’associazione mafiosa “cosa nostra” nel territorio di Brancaccio”. Secondo gli investigatori, risalterebbe il ruolo centrale di Scimò nell’ambito della famiglia mafiosa di “Corso dei Mille”, in quanto ritenuto promotore e organizzatore delle illecite attività economiche nel territorio di riferimento, ritenute oltremodo remunerative per la consorteria mafiosa, quali la gestione del traffico di “Tabacchi Lavorati Esteri” e di sostanze stupefacenti, nonché la gestione, anche per interposta persona, di imprese aventi ad oggetto la distribuzione delle c.d. mini slot.

Anche il ruolo di Di Marzo, genero di Scimò, sarebbe “soggetto perfettamente inserito nelle logiche criminali di “cosa nostra” che si è messo a disposizione del sodalizio mafioso di cui è organico, sposandone le modalità operative; in particolare, si è distinto per aver curato gli incontri del suocero con altri rappresentanti di vertice delle altre famiglie mafiose presenti nel territorio palermitano, nonché per aver ricoperto, per conto del sodalizio criminale di appartenenza, un importante ruolo nella gestione del traffico degli stupefacenti con le organizzazioni criminali presenti nel territorio calabrese”.

L’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della locale Divisione Anticrimine della Questura di Palermo ha condotto indagini patrimoniali nei loro confronti e dei relativi nuclei familiari, accertando “una sproporzione economica tra gli acquisti effettuati ed i redditi percepiti, a conferma dell’utilizzo di risorse finanziarie di natura illecita”.

 

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