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VIDEO| Blitz a Siracusa, “ordini dal carcere e donne boss”: i nomi degli arrestati

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Sono stati tredici gli arresti effettuati a Siracusa, all’alba di oggi, durante il blitz antimafia denominato “Robin Hood” effettuato da forze congiunte di polizia, guardia di finanza e carabinieri. In manette presunti esponenti del clan Trigila, operante nei territori della zona sud-orientale della provincia di Siracusa, tra Noto, Avola, Pachino e Rosolini, e ulteriori 2 soggetti ritenuti responsabili dei reati di estorsione aggravata realizzata con metodo mafioso. Tra gli arrestati, due sono ritenuti colpevoli dei reati di estorsione aggravata realizzata con metodo mafioso.

L’organizzazione avrebbe assunto una posizione dominante nel campo del trasporto su gomma di prodotti orto-frutticoli, della produzione di pedane e imballaggi e della produzione e commercio di prodotti caseari, influendo e alterando le regole della concorrenza. “Nonostante la lunga detenzione del fondatore Antonio Giuseppe Trigila – raccontano gli investigatori –  e di altre figure di vertice quali figlio del boss, il clan aveva continuato ad operare grazie al fondamentale contributo dei più stretti familiari del capo ovvero la moglie e la figlia, nonché attraverso l’opera di alcuni uomini di assoluta fiducia preposti alla conduzione delle attività illecite più remunerative”.

“Tra i soggetti in posizione apicale spiccava in assoluto la figura di Giuseppe Crispino – continuano – vero e proprio reggente in libertà del sodalizio, al quale, era stata affidata la raccolta dei proventi illeciti necessari al sostentamento dell’associazione, il pagamento degli stipendi alle famiglie dei sodali detenuti, la detenzione delle armi e la conduzione delle attività delittuose più delicate quali le estorsioni e il traffico di sostanze stupefacenti. Uomini di fiducia erano poi collocati nei comparti ritenuti nevralgici per il mantenimento e lo sviluppo del clan”.

“Uno dei soggetti, detto ‘u caliddu’ – aggiungono gli investigatori – era il soggetto che grazie ai contatti con le aziende di autotrasporti che operavano nella zona sud della provincia e in quella della limitrofa Ragusa, aveva il compito di raccogliere i versamenti di denaro imposti agli operatori del settore per poter lavorare senza incorrere in problemi. Sul punto, le indagini hanno accertato la consumazione di tre episodi di estorsione ai danni di operatori del settore del trasporto merci per conto terzi”

Mediante minaccia avrebbe impedito ai trasportatori di lavorare liberamente in quello che egli avrebbe definito il “suo” territorio costringendo, secondo le ricostruzioni, autotrasportatori e aziende ad avvalersi della sua attività di intermediazione o a versargli somme di denaro (“ma chi ve l’ha data questa autorizzazione” – “ io sto prendendo i (…) e gli sto dando fuoco ora stesso, subito. E qua non ci deve entrare nessuno, se prima non ve lo dico io, perché il padrone (…) sono io”).

“Del tutto peculiari, inoltre – proseguono gli agenti –  le figure della moglie e della figlia del soggetto ritenuto a capo dell’organizzazione, rispettivamente, profonde conoscitrici delle dinamiche interne del clan e delle metodologie utili a sviare eventuali investigazioni da parte delle forze di polizia, come emergeva dal costante ricorso al linguaggio convenzionale utilizzato con Antonio Trigila nel corso dei colloqui”. Nel corso dell’indagine, sarebbe emerso che le donne avrebbero avuto il delicato compito di veicolare gli ordini del congiunto utili all’organizzazione e gestione delle attività.

Attorno alle figure apicali, sempre secondo le ricostruzioni degli investigatori, ci sarebbe stato poi un nutrito numero di fiancheggiatori e facilitatori che spesso si sarebbero limitati a fornire un contributo finalizzato a veicolare le informazioni e a fissare gli appuntamenti tra i sodali. “Sia pure non direttamente incisivo nelle dinamiche delinquenziali di produzione di profitti illeciti, si trattava di un apporto svolto con piena consapevolezza, che consentiva agli uomini del clan di non esporsi e di eludere la costante attenzione cui erano sottoposti in virtù del vincolo di affiliazione”.

I nomi degli arrestati:

  1. AGOSTA Rosario, nato a Modica il 23.04.1973;
  2. BIANCA Nunziatina, nata a Noto il 10.10.1957,;
  3. BOSCARINO Marcello, nato a Noto il 21.02.1975,;
  4. CARUSO Giuseppe, alias “u caliddu”, nato ad Avola (SR) il 13.04.1964;
  5. CRISPINO Giuseppe, nato a Noto il 17.05.1978, in atto detenuto;
  6. DE GRANDE Francesco, nato a Noto (SR) il 13/03/1959;
  7. EROE Emanuele, nato ad Avola il 23.09.1983;
  8. MONACO Angelo, nato a Noto (SR) il 01.02.1995;
  9. PORZIO Salvatore, nato a Noto (SR) il 02/08/1985;
  10. TRIGILA Angela, nata ad Avola (SR) il 22.10.1976,;
  11. TRIGILA AntonioGiuseppe (alias “Pinuccio Pinnintula”), nato a Noto il 17.01.1951, in atto detenuto;
  12. TRIGILA Giuseppe, nato a Noto il 13.01.1974, in atto sottoposto alla misura della semilibertà.
  13. TRIGILA Giuseppe, nato ad Avola (SR) il 24.04.1978;

 

 

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