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Covid, hub di Palermo in tilt: tensioni, maxi assembramenti e arrivano i carabinieri |FOTO E VIDEO

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(Foto e video © Cronaca di Sicilia)

Tamponi e vaccini sospesi dalle 11 alle 20 e l’hub della Fiera del Mediterraneo di Palermo va in tilt nella fascia serale delle inoculazioni in notturna. È successo ieri, secondo giorno dopo la decisione di sospendere le somministrazioni a causa del caldo anomalo che ha investito la Sicilia, in particolare Palermo, nella fasce orarie più roventi. Un centinaio di persone, anche più, si sono ammassate davanti all’ingresso di piazza Generale Cascino. L’organizzazione, diversa da quella normalmente predisposta all’hub, è andata in corto circuito: il compito di stabilire il turno per gli ingressi è stato demandato agli utenti, personale della Protezione Civile e della struttura commissariale anti-Covid dietro ai cancelli a dare spiegazioni più o meno intellegibili, i cittadini in preda all’isteria per la lunga attesa e il caldo asfissiante nonostante l’ora tarda.

Pare che l’emergenza incendi degli ultimi giorni, abbia decimato il personale della Protezione Civile preposto al compito di snellire le file e assegnare i ticket per la coda. Così, come succede alle poste, in banca o all’Asp, i cittadini sono stati costretti a inserire il proprio nome in un foglio da consegnare al personale della Fiera per poi finalmente ottenere il numero di ingresso. All’improvviso l’inspiegabile: numeri e cognomi hanno iniziato a sovrapporsi. Ottenuto l’accesso all’interno, la seconda fila: altro turno, altro numero, altro appello. Infine, gli ultimi metri verso la speranza del padiglione 20 con la folla in piena trance agonistica olimpionica. Qui, ancora un’ultima attesa, il colloquio con il personale medico, stremato, e infine l’agognato vaccino.

Un’odissea con una organizzazione a dir poco bizantina con file interminabili e priva di senso logico che ieri sera si è risolta nel maxi assembramento di persone che pur indossando la mascherina, si sono viste costrette a stare accalcate. Neppure l’ombra del modus operandi delle scorse settimane in cui, dopo l’ingresso nel polo, bastava percorrere un corridoio, consegnare la documentazione, ricevere il ticket con il numero per il turno e infine andare al colloquio con il personale sanitario prima della fiala. Chi aveva il compito di smistare gli utenti non era munito neppure di un microfono o di un megafono e, complice la stanchezza, aveva la pretesa di sussurrare il cognome di chi era prossimo all’ingresso con un fil di voce e da dietro la mascherina. Piccole grandi cose che hanno fatto montare l’isteria collettiva dei cento e passa fuori dai cancelli ieri sera.

Sul posto sono arrivate due gazzelle dei carabinieri in rinforzo alla pattuglia della polizia municipale che stanziava davanti all’hub. “Non possiamo fare nulla”, ha spiegato un militare ad un ragazzo corpulento. “Siamo qui per controllare che all’esterno sia tutto tranquillo e che non si verifichino incidenti, ma non possiamo intervenire all’interno, non possiamo chiedere di farvi entrare. Anzi, dovreste andare via perché ci sono tutte le condizioni per contrarre il virus in questo momento”.

Gente inferocita ha iniziato a vibrare colpi di casco contro la ringhiera. Intorno alla dieci, l’annuncio: scorte di Pfizer finite, per le prime dosi soltanto Moderna. Altra protesta. Dopo mezz’ora, seconda comunicazione: l’orario previsto per la chiusura (le 23) è stato prolungato, ma solo per chi ha prenotato. Dopo ore di estenuante attesa, a casa tutti gli open day (coloro che dovevano ricevere la fiala senza prenotazione).

La signora di mezza età porta la camicia jeans fuori dai pantaloni, taglio corto e incedere alla bersagliera ha da ridire su tutto, nessuno riesce più a sopportarla. La ragazza vestita di tutto punto, pronta per una serata da non dimenticare, si lamenta perché sarebbe potuta andare a cena al ristorante e poi tornare con calma in Fiera per il vaccino, dati i tempi lunghi. Poi, sublima la noia dando informazioni non richieste a chiunque graviti nella sua orbita con voce querula. Una folla eterogenea in cui si distingue la donna con occhio ceruleo, capello platinato, twin-set, borsa griffata che brandisce a mo’ di clava e allure alla Gloria Guida dei tempi che furono. L’aria è da nobile decaduta, giusto un secondo, prima di tradire le aspettative non appena apre la bocca da cui esce un profluvio di improperi. Come sempre, “è una vergogna” e immancabilmente “siamo nel Terzo Mondo“.

E mentre lo dice, gira che ti rigira quattro “borsettate” al ragazzo pelato dietro di lei arrivano come i colpi bassi del peggior pugile panamense ad un incontro clandestino. Inutile dire che le affermazioni della gentile signora mal si sposano con la pretesa di scavalcare tutti e altre amenità alla palermitana. Del resto, il grado di civiltà di una persona lo capisci anche da come riempie gli spazi senza prendersi cura di chi è accanto. Un tizio calvo si fa da portavoce non richiesto inondando di domande chiunque del personale gli passi sotto tiro, all’improvviso la folla, che non ha né volto, né anima, invece ne trova una e si coagula intorno a lui: in una comunione di intenti, senza proferire verbo, come nel miglior concerto rock che si rispetti, lo solleva con l’impeto di quei millimetri sufficienti a farlo passare dalla posizione vicina al palco (l’ingresso della Fiera), alle retrovie. Fa perdere tempo, la smania di protagonismo gli è stata fatale, eliminato, non conta più niente.

L’unica considerazione irrefutabile dell’esperienza di chi ieri ha ricevuto il vaccino nella fascia oraria post 20 è che la condizione psicofisica con cui si è arrivati all’inoculazione, al netto dei difetti antropologici della popolazione panormita, non è stata molto probabilmente tra quelle “clinicamente” più adatte.

 

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(Foto e video © Cronaca di Sicilia)

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