Anthony Barbagallo è stato eletto riconfermato segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia. Era l’unico candidato rimasto in campo dopo il passo indietro di Antonello Cracolici, presidente della Commissione parlamentare regionale antimafia. Cracolici avrebbe dovuto rappresentare una sintesi tra le diverse anime del partito, ma il progetto si è infranto sullo scontro tra le correnti: da un lato l’area Schlein, favorevole a un voto riservato ai soli iscritti, dall’altro le componenti vicine a Bonaccini e Orfini, che chiedevano primarie aperte. Queste ultime, dopo il ritiro di Cracolici, hanno deciso di sfilarsi dal congresso adottando una linea di astensione, il cosiddetto “Aventino”. Gli oppositori di Barbagallo, però, contestano la legittimità e il peso politico di un’elezione senza competizione, puntando l’attenzione sulla percentuale di consenso effettivamente raccolta dal nuovo segretario.
Il “Barbagallo bis” inizia quindi sulla base dei 7.567 consensi ottenuti: un risultato che equivale al 77% dei votanti effettivi, ma che, se rapportato al totale degli iscritti (16.668), si ferma al 45,4%. Un dato che alimenta le polemiche interne al partito e conferma le fratture emerse durante la fase congressuale. L’affluenza al congresso si è attestata al 61%, una partecipazione che la segreteria regionale definisce “superiore a quella dell’ultimo congresso nazionale”. Tuttavia, le diverse interpretazioni dei numeri riflettono la persistenza delle divisioni tra le varie correnti del partito. “
I critici del segretario uscente sottolineano come, nonostante l’assenza di avversari, il voto palese e il sostegno di circa 160 circoli e sei federazioni provinciali, Barbagallo abbia ottenuto il sostegno di meno della metà degli iscritti. “Il 45% del totale – affermano – dimostra che una parte significativa del partito non ha riconosciuto la sua leadership: molti hanno scelto di non partecipare o di non votarlo, pur avendo la possibilità di farlo”. Un segnale ritenuto “inequivocabile”, considerando che si trattava di una competizione senza alternativa.