L’aeronautica israeliana ha lanciato due ondate di attacchi aerei contro sei obiettivi strategici situati in cinque importanti città iraniane. Lo riportano i media statali di Teheran, che diffondono anche una mappa dei siti colpiti. Tra gli obiettivi figura l’impianto nucleare di Natanz, a sud della capitale, oltre a diverse postazioni militari nei dintorni di Teheran. Oltre alla capitale iraniana, sotto attacco sono finite le città di Tabriz, nel nord-ovest del Paese e sede di raffinerie strategiche, Esfahan e Arak, nel centro-sud, e Kermanshah, a ovest. A seguito dei bombardamenti, l’Iran ha deciso di chiudere completamente il proprio spazio aereo. Inizialmente la chiusura era limitata alla zona di Teheran, ma è stata poi estesa all’intero territorio nazionale.
I vertici israeliani hanno definito l’operazione militare contro l’Iran un “assalto preventivo” volto a garantire la sopravvivenza dello Stato di Israele. Secondo quanto dichiarato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, l’intervento era necessario per scongiurare una minaccia imminente legata al possibile sviluppo di armi nucleari da parte dell’Iran. “Potrebbe accadere tra un anno, forse entro pochi mesi“, ha affermato Netanyahu, riferendosi al sospetto che Teheran sia vicina a dotarsi di capacità nucleari militari. “Si tratta di un pericolo chiaro e attuale per l’esistenza stessa di Israele”, ha ribadito, aggiungendo che l’operazione proseguirà “per tutto il tempo necessario” a neutralizzare la minaccia.
Israele ha dichiarato di aver colpito sia strutture nucleari che obiettivi militari, ma non è chiaro quanto fosse imminente l’eventuale capacità bellica iraniana né se esistessero piani concreti per un attacco da parte di Teheran. L’operazione ha spinto l’aviazione israeliana a operare al limite delle proprie capacità logistiche. Per raggiungere gli obiettivi in profondità nel territorio iraniano, Israele ha dovuto ricorrere a vecchi rifornitori in volo per estendere l’autonomia dei caccia. Non è stato confermato ufficialmente se i jet israeliani siano penetrati direttamente nello spazio aereo iraniano o se abbiano utilizzato “missili di stallo” — armi a lungo raggio lanciate da fuori confine. Secondo alcune fonti, caccia israeliani sarebbero stati avvistati sopra i cieli dell’Iraq nel momento dell’attacco.
Il portavoce delle forze armate iraniane, Abolfazl Shekarchi, ha lanciato un avvertimento diretto: “Israele deve prepararsi a pagare un caro prezzo per l’attacco sferrato sulla nostra capitale”. In parallelo, il Ministero degli Esteri iraniano ha rivendicato il “diritto legittimo alla risposta” ai sensi delle convenzioni internazionali dell’ONU, accusando apertamente anche gli Stati Uniti di corresponsabilità. “È impensabile che Israele abbia agito senza l’approvazione americana. Gli Stati Uniti saranno considerati responsabili di questa aggressione”, si legge nel comunicato ufficiale di Teheran. Ma la Csa bianca rigetta le accuse: “Nessun coinvolgimento USA”. Trump aveva pubblicamente invitato Israele alla moderazione. Un funzionario statunitense ha dichiarato alla CNN che “gli Stati Uniti non hanno avuto alcun ruolo, né fornito assistenza, negli attacchi condotti da Israele contro l’Iran”.
Benjamin Netanyahu ha annunciato l’avvio dell’operazione “Rising Lion”. “Abbiamo condotto un attacco iniziale di grande successo e, con l’aiuto di Dio, otterremo molto di più”. Nei raid israeliani ha perso la vita Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. L’organizzazione ha promesso una dura vendetta, affermando in una nota trasmessa dalla televisione di Stato che “gli attacchi non resteranno senza risposta”. L’impianto nucleare di Natanz, considerato il centro nevralgico del programma di arricchimento dell’uranio iraniano, è stato avvolto dalle fiamme.
Immagini diffuse dalla televisione iraniana e da CNN mostrano dense colonne di fumo levarsi dal sito, situato a circa 250 chilometri a sud di Teheran. Secondo i dati del sistema antincendio della NASA, le fiamme si sono propagate dopo le 2 del mattino ora locale. Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), ha confermato che l’impianto di Natanz è tra quelli colpiti e che l’organismo sta monitorando costantemente i livelli di radiazioni, mantenendo contatti con gli ispettori presenti sul territorio.
Moments ago, Israel launched Operation “Rising Lion”, a targeted military operation to roll back the Iranian threat to Israel's very survival.
This operation will continue for as many days as it takes to remove this threat.
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Statement by Prime Minister Benjamin Netanyahu: pic.twitter.com/XgUTy90g1S
— Benjamin Netanyahu – בנימין נתניהו (@netanyahu) June 13, 2025