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L’allarme dei cardiologi: “Rischiamo più morti di infarto che di Coronavirus”

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Non esiste solo il Coronavirus in Italia. “Denunciamo la gravissima situazione che si sta determinando negli ospedali del nostro Paese a danno dei pazienti cardiologici a causa della pandemia. Dalla Lombardia alla Sicilia vengono ridotti i posti letto cardiologici per fare posto ai pazienti Covid, addirittura vengono chiuse intere Unità di terapia intensiva cardiologica (Utic) e convertite in terapie intensive per pazienti Covid”.

È l’allarme lanciato dalla Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce) che ammonisce: “Se si protrae questa situazione, il rischio concreto è di avere nelle prossime settimane più morti per infarto che per Covid perché le patologie cardiovascolari sono tempo-dipendenti”.

Gli specialisti denunciano inoltre che “l’intasamento dei pronto soccorso e i percorsi promiscui in questi servizi di pronto intervento, che provocano i contagi del personale medico e infermieristico, stanno determinando la paralisi delle attività di importanti hub cardiologici”.

“La tempestività dell’intervento può fare la differenza fra la vita e la morte: ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento di un infarto miocardico grave, la mortalità aumenta del 3%, e un intervento successivo ai 90 minuti dall’esordio dei sintomi può addirittura quadruplicarla. Non possiamo permettere il depotenziamento delle cardiologie – avverte – é necessario riorganizzare negli ospedali percorsi ad hoc per i pazienti cardiopatici acuti che dal territorio si ricoverano in urgenza”.

 

 

 

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