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Alitalia addio, oggi l’ultimo volo: finisce una storia lunga 75 anni

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Alitalia addio. Decolla oggi l’ultimo volo e cala il sipario su una storia lunga 75 anni con il volo Az 1586. Un ultimo atto senza lieto fine per la più grande compagnia aerea italiana. Così, quando poco dopo le 23 di oggi atterrerà a Roma Fiumicino il volo partito da Cagliari alle 22.05, la vecchia Alitalia lascerà il campo alla nuova Ita.

Negli anni, Alitalia è stata Lai, Cai, Sai ma è rimasta pur sempre Alitalia nei vari passaggi di proprietà, dalla mano pubblica a quella privata. Ora, cosa mai accaduta prima, lo storico marchio è in vendita, in nome della discontinuità, condicio sine qua non posta dalla Ue per ripartire. Italia Trasporto aereo dovrebbe, comunque, decollare provvisoriamente con la livrea Alitalia in vista di una possibile aggiudicazione definitiva. Ma quello che è certo è che Ita segna una netta cesura rispetto al passato, a cominciare dalle dimensioni ‘small’ con 52 aerei e 2800 dipendenti.

Un buco da 11 miliardi. A tanto ammontano le perdite cumulate da Alitalia negli ultimi 20 anni. Due decenni in cui l’ex compagnia di bandiera ha corso verso il baratro inanellando un risultato negativo dietro l’altro, a parte un’unica eccezione di utile nell’esercizio 2002, grazie però a partite straordinarie per la vendita delle azioni a Klm. E, infatti, per vedere la bottom line del conto economico con un risultato netto positivo bisogna riandare alle fine degli anni Novanta con la gestione di Domenico Cempella, quando l’alleanza strategica con gli olandesi volanti marciava a pieno ritmo.

Per Alitalia, il millennio si apre con perdite per 256 milioni nell’anno del clamoroso divorzio da Klm. La situazione peggiora nel 2001 quando sul trasporto aereo si abbatte lo tsunami scatenato dall’attacco alle Twin Towers. Il passivo supera i 900 milioni. Una boccata d’ossigeno nel 2002 con un utile da 93 milioni per poi imboccare di nuovo la discesa inarrestabile.

Nel 2003 i conti ritornano in profondo rosso (-512), peggiorano ancora nel 2004 (-844). Nel 2005, c’è un recupero e la perdita è contenuta a soli 168 milioni per poi tornare a lievitare nel 2006, e poi scendere nel 2007 a 495 milioni. Nel 2008 la compagnia viene commissariata e, dopo il nulla di fatto nella vendita ad Air France-Klm, scende in campo la cordata tutta italiana dei ‘capitani coraggiosi’. La compagnia parte senza il fardello dei debiti, 3 miliardi che rimangono a carico della collettività, e con l’obiettivo di un break even e ritorno all’utile nell’arco di piano.

Nel 2009, le perdite si attestano a 327 milioni per poi calare fino a 69 milioni nel 2011. Ma nel 2012 si inverte la tendenza e di nuovo il passivo si allarga per toccare quota 580 nel 2014, anno in cui dalla penisola arabica arriva il cavaliere bianco Etihad che entra nella compagnia con il 49% (non può andare oltre essendo un vettore extracomunitario).

Ma anche il piano industriale orchestrato sotto la regia di Abu Dhabi non porta il rilancio annunciato. Anzi. Di nuovo il rosso torna a crescere con perdite di 408 milioni e di 496 nel 2016. Alitalia Sai arriva al capolinea e il 2 maggio del 2017 viene commissariata. Altri 4 anni in picchiata che portano l’aviolinea in amministrazione straordinaria a un passo dal fermo operativo. Nel 2020, del trasporto aereo la perdita è di 484 milioni, in miglioramento di 135 milioni rispetto al 2019.

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