Roma. Una talpa, “un Giuda”, all’interno dei carabinieri di Roma che “passa gli atti a qualche imputato” proseguendo “l’inquinamento delle prove”. Il nuovo, clamoroso, colpo di scena nella vicenda di Stefano Cucchi, il geometra romano morto nel 2009 ad una settimana dall’arresto per droga, arriva per bocca del pm Giovanni Musarò.
All’apertura dell’udienza del processo che vede imputati otto appartenenti all’Arma accusati, a vario titolo, di avere messo in atto depistaggi sulla vicenda Cucchi, sgancia una vera e propria bomba che fa intendere come la Procura sia pronta ad avviare nuovi accertamenti per individuare chi sta consegnando ad alcuni imputati atti di cui non c’è mai stata, da parte dei difensori, richiesta formale. Un’attività di depistaggio che starebbe proseguendo anche in questi mesi.
“Ancora oggi, nel 2020, nel reparto operativo – ha detto Musarò – c’è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato. Siamo stanchi di questi inquinamenti probatori che vanno avanti da 11 anni“.
“Il riferimento è ad alcuni documenti depositati la scorsa udienza dal difensore di Tiziano Testarmata, all’epoca dei fatti in servizio presso il nucleo investigativo”. Il magistrato ha usato l’immagine del “Cavallo di Troia” e ha annunciato che lavoreranno per “identificarlo“.
Potrebbe quindi esserci un quinto processo sulla vicenda del geometra romano. Su quanto affermato in aula dalla pubblica accusa è intervenuta Ilaria Cucchi che in un post su Facebook ha affermato di “continuare a nutrire profondo rispetto per l’Arma dei carabinieri. Ritengo lo meriti assolutamente. Oggi pero’, di fronte ai nuovi fatti, alzo le braccia: il lupo perde il pelo ma non vizio”.
(ANSA)