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Feste, riffe e cantanti neomelodici: così Cosa nostra controllava il Borgo (Fotogallery)

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Non lasciavano nulla al caso i fratelli Monti, arrestati insieme ad altre venti persone questa notte dai carabinieri di Palermo, nell’ambito dell’operazione “Resilienza”. Tra le accuse anche quella di associazione mafiosa oltre a traffico di droga, omicidio aggravato, ricettazione, furto, ricettazione.

Secondo gli investigatori aveva riorganizzato il clan della famiglia del Borgo vecchio. Il controllo capillare del territorio si manifestava anche nell’organizzazione della festa della santa patrona del quartiere, Madre Sant’Anna, prevista dal 21 al 28 luglio del 2019. Le serate, in cui ad intrattenere erano alcuni cantanti neomelodici, venivano organizzate da un comitato controllato da Cosa nostra. Erano i mafiosi a scegliere i cantanti con le cosiddette riffe settimanali.

Monti era aiutato anche in questo da una fitta rete di uomini di fiducia, tra cui il fratello Girolamo, il nipote Jari Massimiliano Ingarao e i fratelli Gabriele e Danilo, poi Giovanni Zimmardi, Giuseppe Gambino (il presunto “cassiere” della famiglia), Vincenzo Vullo e Filippo Leto.

In sostanza, raccoglievano i soldi tra i commercianti del quartiere per poi impiegare il denaro per l’organizzazione della festa e pagare il compenso dei cantanti. Introiti che servivano pure per ingrassare le casse della famiglia mafiosa. Secondo gli investigatori, la festa patronale era sotto il completo giogo della mafia che decideva chi doveva partecipare e chi no.

La forza del controllo capillare del territorio sarebbe testimoniata anche dalla meticolosa organizzazione con cui decidevano quali erano gli ambulanti che potevano vendere la propria merce durante la festa e in quale punto della strada avrebbero dovuto mettersi.

Sembrerebbe che Ingarao, il nipote di Monti, avesse incaricato alcuni complici di invitare i commercianti del quartiere a sponsorizzare un’esibizione canora di una cantante neomelodica, poi effettivamente avvenuta il 6 dicembre 2019, presso il teatro Don Orione di Palermo.

Dalle ricostruzioni emergerebbero rapporti stretti con alcuni artisti della canzone neomelodica a tal punto da giustificare una visita presso l’abitazione di Ingarao, all’epoca agli arresti domiciliari. Il cantante in questione, avrebbe dovuto tenere uno spettacolo poi andato a monte a causa di una bufera che si era scatenata in quei giorni per delle affermazioni fatte in tv sui giudici Falcone e Borsellino.

 

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