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Nuovo Dpcm, Musumeci: “Conte non ci ascolta, rischio di tensioni sociali”

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Il presidente della Regione, Nello Musumeci, da un lato: il nuovo Dpcm dall’altro. Non è contrario all’adozione di norme più stringenti per contrastare la recrudescenza del Coronavirus nel Paese ma secondo il numero uno di Palazzo d’Orleans si sarebbe dovuto puntare su altri obiettivi per evitare il diffondersi dell’epidemia evitando di colpire l’economia.

“Noi presidenti di Regione -dice – avevamo chiesto con un documento unanime di muoverci in una direzione diversa. Il governo nazionale si è assunto la responsabilità di fare pesare le chiusure sul settore della ristorazione, della cultura e dello sport”.

Per Musumeci sarebbe stata la giusta sintesi tra diritto alla salute e una vita ordinaria per quanto possibile. La sua ordinanza regionale, intanto, rimane efficace nelle parti più restrittive. Va ricordato infatti che alle Regioni è delegato il potere di inasprire le norme del Dpcm ma non possono modificare quelle più stringenti con provvedimenti più temperati.

“La Regione Siciliana – spiega – ha scelto come linea di intervento la riduzione della mobilità, tenuto conto della circostanza che il contagio viene anzitutto arginato con la riduzione degli spostamenti e della circolazione dei cittadini. Per questo appare difficile da sostenere la decisione di gravare su comparti nei quali il controllo delle misure è sempre stato più efficace, rispetto ad altri che, per loro natura, sono destinati ad ampie frequentazioni”.

“Tuttavia, poiché solo il governo centrale può assicurare il concreto ristoro per le attività destinate alla chiusura, senza alcuna polemica e con spirito costruttivo chiedo al presidente Conte di varare con la necessaria celerità le misure per la liquidità immediata e per garantire aiuti. Va neutralizzata la tensione sociale. Ancora – conclude Musumeci – una volta faccio appello al buonsenso di tutti e alla necessità di stare uniti. Altrimenti sarà tutto più difficile”.

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