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Sicilia e-Servizi, Ingroia condannato a un anno e dieci mesi di carcere

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Con l’accusa di peculato il gup di Palermo ha condannato l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia a un anno e dieci  mesi di carcere, pena sospesa.

L’ex magistrato e oggi avvocato è stato invece assolto da uno dei due capi di imputazione. La Procura aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione.

La vicenda nasce da una segnalazione della Corte dei Conti che fa riferimento al periodo in cui Ingroia era a capo della società Sicilia e-Servizi.

“È stata fatta giustizia solo a metà”, commenta Ingroia.Da un lato, rimango soddisfatto per l’assoluzione del reato più grave che mi veniva contestato dai pm, cioè di essermi intascato una indennità non dovuta. Ma dall’altro rimango abbastanza sbalordito e stupito per la condanna, perché ritengo persino ridicola questa contestazione”.

Ingroia è stato assolto da una delle due accuse di peculato. Il Tribunale ha anche disposto la restituzione della somma di 117 mila euro che gli era stata sequestrata tempo fa, durante l’inchiesta.

La somma faceva riferimento all’indennità di risultato di 117mila euro lordi che erano stati erogati a Ingroia nel 2014, quando era liquidatore della società Sicilia e-Servizi. Secondo la Procura, l’ex pm si sarebbe autoliquidato la somma illegittimamente.

La condanna fa riferimento invece alle spese di soggiorno, che secondo la Procura non gli erano dovute. “Sulla prima accusa, la procura già ha dovuto correggere il tiro: dopo avermi contestato di aver incassato indennità di risultato non dovute per tutti gli anni, ha poi tenuto in piedi solo l’accusa per il 2014 archiviando quelle per gli anni successivi“.

“Continua a lasciarmi sbalordito il fatto che a tutti i miei predecessori non è mai stata mossa alcuna contestazione come ad esempio al mio direttore generale – aggiunge l’ex magistrato – e questo mi fa sospettare”. 

 

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