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Agrigento, storia e reperti rivivono con “L’anello dal passato”: quasi 1000 visite al Museo Griffo

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Pittori greci e fanciulle romane, nobili matrone che si muovono leggere nella domus, si avvicinano alle vetrine e accarezzano virtualmente reperti: ognuno ha la sua storia, sono fantasmi di ieri che comunicano ai visitatori di oggi, raccontando un mondo che sembra ancora vivo e vegeto. Dalle loro narrazioni, dai movimenti, dalle musiche, gli oggetti, i dinos, i mosaici, gli antichi gioielli diventano strumenti per avvicinare l’antico, ma in maniera innovativa: al Museo archeologico Griffo di Agrigento, uno dei cuori della Valle dei Templi, è stato sperimentato un percorso per conoscere la collezione, una delle più interessanti e ricche del Mediterraneo.

Trenta gli artisti coinvolti che hanno interpretato il testo “L’anello dal passato”, progetto nato dalla collaborazione tra il responsabile del Museo, Giuseppe Avenia e il regista Marco Savatteri (che ha ideato lo spettacolo “Al passo con i templi”, poi divenuto il format di successo di visite teatralizzate all’alba di CoopCulture alla Valle dei Templi) su impulso del direttore del Parco, Roberto Sciarratta, con la consulenza scientifica dell’archeologa Donatella Mangione.

E il pubblico ha amato moltissimo lo spettacolo, proposto per la Notte dei musei ma che sarà presto replicato: poco meno di un migliaio gli spettatori – che si sono prenotati in poche ore – e altri 400 sono rimasti fuori sperando in un ingresso. L’idea è semplice, affascinante, ma con precise fondamenta storiche: un’esperienza immersiva che è diventata un’opera teatrale inedita, nata alla luce delle torce che conducono, capitolo dopo capitolo al famoso anello di Theano: si parte dal dinos (vaso) con raffigurata per la prima volta la Trinacria, tre punte come sono tre le ninfe che appaiono e danzano; si fa strada il pittore Dikaios, allievo di Midia, energico e delicato come lo sono i 150 reperti di cui non si conosce l’autore, ma si sa che erano di argilla purissima e se avevano  un’impugnatura si trattava di un kantharos.

La vita degli antichi greci, la loro quotidianità, i rapporti, gli stili, in un unico Bignami recitato e danzato, con le informazioni storiche presentate con facilità, a tratti comica, ma che passano indenni al pubblico. Eccoci ai romani, nella domus di Voturia tra sfarzosi mosaici e menù “mari e monti” ovvero il piatto forte, il porcus troiano ripieno di salsicce e spezie, poi talloni di cammello, cervello di struzzo e carne di cucciolo di cane … superato il cratere di Gela con il racconto della morte della regina delle Amazzoni, Pentesilea, si procede spediti verso il cuore dello spettacolo, il famoso e misterioso anello di Theano, fanciulla morta a 19 anni (2 mesi e 12 giorni), il cui sarcofago fu ritrovato nel 1871 con accanto un’iscrizione in cui la madre Sabina affidava la figlia agli dei sotterranei.

Ma qualcosa era stato preso dal sarcofago: un anello in oro, sottratto e tramandato per due generazioni alla stessa famiglia. Cinque anni fa Anna, che lo aveva ricevuto come dono di nozze, lo consegna al museo Griffo che da allora lo espone in una delle vetrine. E nella finzione, lo spettacolo si conclude con l’abbraccio tra madre e figlia, unite nei secoli.

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