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Donne in trincea, Dina e Clarenza le eroine che respinsero l’assedio di Messina

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La rivolta popolare denominata Vespri siciliani, ebbe inizio il 31 Marzo 1282 sul sagrato della chiesa di Santo Spirito di Palermo ed in poco tempo si propagò in tutta la Sicilia. Il re Carlo I d’Angiò, per frenare la rivolta promise riforme ma il popolo continuò la lotta per la liberazione dell’Isola, quindi inviò 75.000 uomini e 200 navi.

A fine Maggio sbarcò a nord di Reggio e prese d’assalto Messina, che considerava la chiave della Sicilia. Riteneva che, caduta questa, l’intera Isola si sarebbe in seguito sottomessa alla sua volontà. Infatti, ripeteva: “Tagliamo la testa all’Idra e la Sicilia cadrà”.

dina e clarenzaDina e Clarenza, furono due leggendarie figure femminili del tempo, legate allo storico assedio di Messina durante quei moti. Esse simboleggiano il coraggio e l’attaccamento che i messinesi ebbero nei confronti della loro città. Durante questi attacchi, neanche i civili furono risparmiati: né anziani, né bambini, né donne. In particolare modo ci si scagliò contro i più deboli dicendo: “Soldati di Francia! Chi per primo di voi entrerà in Messina; sarà ricoperto d’oro. Nessuno usi misericordia! Uccidete, bruciate, violentate le donne! La città deve essere rasa al suolo, perché sopra vi spuntino le ortiche! Uccidete gli uomini, i vecchi, i bambini; salvate solo le donne per vostro piacere. A ognuno di voi regalo la sua donna!”.

Appena le donne messinesi furono a conoscenza di questo discorso, decisero di recarsi anche loro sopra le mura a rafforzare le difese. Tra esse si ricordano le figure di Dina e Clarenza. L’8 Agosto, a causa di un violento temporale, una parte delle mura Caperrina rimase sguarnita. I Francesi ne approfittarono ed entrarono facilmente nello spiazzo sguarnito. Il governatore di Messina, Alaimo da Lentini, spostò in quel tratto delle mura tutte le forze disponibili e respinse gli avversari.

I francesi attaccarono nuovamente la Caperrina che a causa della breccia che si era aperta precedentemente era sguarnita. Il lungo assedio e la ricostruzione delle mura avevano sfiancato gli uomini messinesi. Le donne della città si offersero di vigilare le mura. Qualcuno di loro notò che i soldati, approfittando delle tenebre si erano avvicinati alle mura con le scale e le armi d’assalto.

Mentre Dina lanciava sassi contro gli assalitori, Clarenza corse a suonare le campane a stormo per avvisare del pericolo i concittadini. Nel corso dei secoli, Messina ha ricordato le due eroine dedicandole strade, versi poetici e ponendo due statue che suonano le campane sul campanile del Duomo della Città.

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