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Anziani “fragili” in attesa del vaccino e disorganizzazione nell’Italia anti-Covid | EDITORIALE

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Secondo le cronache dei giornali, c’è un clima di disagio, di delusione, per i tanti dimenticati fragili nell’operazione vaccinazioni anti Covid in alcune ricche e organizzate città del Nord, mentre crescono al Sud, in particolare in Sicilia, l’organizzazione sanitaria e la solidarietà verso gli anziani con patologie. Contesto nel quale la Sicilia registra il primato assoluto sul piano vaccini, come annunciano con enfasi giustificata il governatore Nello Musumeci e l’assessore regionale all’Istruzione, diretto ai giovani studenti maturandi, con nuove 25 mila dosi. In attesa che da giugno scatti quello nazionale per i 12 e i 18 anni, in particolare per la fascia di scolaresca considerata in ipotesi di contagiosità trasmessa da familiari, parenti o amici, nell’ambito della frequenza a scuola.

Le vaccinazioni anti Covid non sono obbligatorie – è però bene che vengano eseguite -; a fine estate, dicono gli esperti medico scientifici, è previsto che l’intera popolazione italiana sia vaccinata per oltre il 75%. Previsioni e dati al Sud e che lasciano ben sperare per la tutela della salute pubblica, e sperare che le dosi di vaccino siano sufficienti in Italia per coprire tutte le fasce di età della popolazione.

Nel clima di delusione, resta il grosso nodo da risolvere e che è motivo di allarme nelle famiglie e sull’intero territorio italiano: come detto, l’assistenza vaccinale a casa dei più fragili, e ultra ottantenni, che non riescono, perché portatori di patologie invalidanti, a spostarsi nei centri di vaccinazioni.  Se tale assistenza è assicurata in Sicilia, nel resto d’Italia, in particolare in quelle città in cui il sistema digitale di prenotazioni è complicato e confusionario, sembra alquanto lacunosa nel rapporto cittadini-uffici preposti anche a una semplice informazione.

O, se dopo tanti tentativi, si riesce finalmente ad ottenere informazioni su come ricevere il servizio vaccinazioni a domicilio per il paziente fragile, si apprende che bisognerà rivolgersi al medico di base affinché si adoperi per ottenere il servizio assistenza. E il medico di base, a sua volta, rende noto ai propri assistiti di aver già effettuato la necessaria prenotazione senza, però, aver ricevuto adeguata risposta. In pratica, ci si trova nel tunnel delle incompetenze generali, con le famiglie in continua apprensione per un Piano vaccinale che non sembra sia per tutti.

Il Governo, nella persona del ministro della Salute Speranza, fissa nuovi obiettivi per il Servizio sanitario nazionale da raggiungere nei prossimi mesi per  sciogliere il nodo dell’assistenza vaccinale a domicilio al fragile, rivedendo la macchina burocratica e i meccanismi della comunicazione tra le Aziende Sanitarie Locali e i cittadini. Contestualmente si fa notare che la quota dei vaccinati ha raggiunto livelli importanti e che, a cominciare da giugno, ci si potrà avviare a un percorso di minori ristrettezze anti Covid e della ripresa, più decisa, di tutte le attività produttive. Sperare bene conforta, ma confortano di più i fatti concreti e tanta responsabilità.

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