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Denise Pipitone, giallo siciliano a tinte fosche tra smentite e colpi di scena | EDITORIALE

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Gli scrittori “giallisti” hanno la materia prima per un bel romanzo poliziesco: la vicenda della bimba Denise Pipitone rapita 17 anni fa a Mazara del Vallo. Le tracce da cui trarre ispirazioni ci sono tutte: vecchie e nuove testimonianze, avvistamenti della bimba ormai 21enne controllati e smentiti, depistaggi come se ci trovassimo in un ambiente del controspionaggio, una botola, che conduce a un pozzo, scoperta negli ultimi giorni e oggetto di controlli della polizia scientifica, il rapimento, la fuga in auto con la bimba rapita su un motoscafo, il riserbo assoluto sulle indagini delle Procure di Marsala e di Trapani, i cronisti RAI e delle agenzie di stampa Ansa e Agi inviati dai loro direttori alla ricerca di notizie nel luogo del mistero. Una trama romanzesca da costruire bene, e chissà se, come in tutte le cose ben costruite, il romanziere saprà scoprire la verità  sul caso Denise, tra ipotesi e nessun fatto nuovo.

Le più accreditate sono: rapimento nell’ambito di “famiglie allargate” e, come ultima voce, la tratta di bambini con la complicità dell’omertà assoluta. L’ultimo censimento (anno 2012) ci informa che in Sicilia sono scomparsi 23 bambini di cui 11 sono siciliani, compresa la piccola Denise Pipitone. Sullo sfondo, il degrado della periferia di Mazara del Vallo e del territorio da Marsala a Trapani contro il quale, anni fa, era stato illustrato con sedute pubbliche dall’allora sindaco Nicolò Cristaldi (in carica per dieci anni) alla cittadinanza un importante Piano di intervento urbanistico per la “Città di Mazara porta del Mediterraneo”.  Le tendenze evolutive del Piano tra il mare e l’entroterra rurale, prevedevano, oltre alla ricostruzione urbanistica multipolare, nuovo scenario economico, sociale, ambientale. È l’eredità trasmessa all’attuale sindaco Salvatore Quinci, ed è ancora è il sogno dei mazaresi delle zone periferiche sofferenti di degrado sociale ed economico.

In tale contesto, il territorio, ad amministrazione comunale mazarese, cresce con un sistema familiare di parenti e affini che lega i vari gruppi in una catena di solidarietà con cui i segreti di famiglia vanno tenuti nello stretto riserbo: da tradizione, molte famiglie, anche le cosiddette allargate, vengono formate nell’ambito parentale costituendo il cerchio omertoso anche per casi leciti ma che si ripercuote in maniera sensibile quando sono in corso indagini su fatti criminosi. Inoltre, a peggiorare tutto il sistema, è la voce corrente secondo cui il territorio da Mazara a Trapani sia il ”feudo” di eccellenti boss mafiosi di periferia sottoposti al ricercato boss Messina Denaro, indicato come capo di “Cosa nostra” siciliana  e che beneficerebbe della complicità omertosa di alcuni ambienti.

E ciò accade, mentre dai grandi centri siciliani si eleva il grido antimafia con le commemorazioni delle stragi di Capaci e via D’Amelio a Palermo e di tutte le vittime della mafia. Anche dal cuore di Mazara, con i suoi abitanti operosi e rispettosi delle leggi non mancano la condanna al fenomeno mafiosa e all’omertà, come nel caso di Denise Pipitone che, dopo 17 anni della sua sparizione, hanno dimostrato di voler rompere il muro di silenzio, anche se con lettere anonime e senza indicare nomi; è un primo passo nel rispetto della legalità, cui si affiancano le nuove indagini sulla sparizione di Denise, nel riserbo assoluto delle Procure di Marsala e Trapani.

Intanto, si apprende dalla 22esima relazione (del 20 febbraio) del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, che dal 1974 al 2019 le denunce di scomparsa di minorenni in Italia sono state 129.181 con 84.752 ritrovamenti e che da ritrovare sono ancora 44.395 minori, di cui circa 2.550 sono italiani spariti senza lasciare una sola traccia.

 

 


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